Dieci cose di Monterosso al mare, alle Cinque Terre. Dieci suggestioni per familiarizzare con questa parte di Liguria.
Per molti è la quinta tappa di una faticosa giornata alla conquista di questi pittoreschi borghi. Per tanti una consueta meta di vacanza balneare.
Conosco questa destinazione da sempre ma di recente, grazie alla Pro Loco, ho avuto la possibilità di vederla con occhi nuovi e per questo ho deciso di stilare l’elenco di dieci cose di Monterosso davvero imperdibili.
Non una lista esaustiva dunque ma un assaggio di un luogo capace di far innamorare chiunque si trovi a passare nella zona della Spezia.
In questo post parliamo di:
Per conoscere al meglio tutto ciò che il territorio può offrire e partecipare agli eventi organizzati nelle varie location del borgo è prezioso l’aiuto della Pro Loco di Monterosso. La sede si trova proprio al di sotto della stazione ferroviaria.
Per conoscere il borgo e tutte la costa delle Cinque Terre da una prospettiva diversa è possibile optare per un’originale gita in kayak.
Dieci cose di Monterosso: il parco letterario di Eugenio Montale
Iniziamo a stilare la lista delle più importanti attrazioni di Monterosso partendo dal ricordo di un premio nobel per la letteratura: Eugenio Montale. Questo famoso poeta e letterato infatti trascorse gran parte delle sue estati giovanili proprio qui. Resta ancora la casa di famiglia, la “pagoda giallognola”, perfettamente descritta nelle sue strofe. Ma restano soprattutto ancora intatti la natura, i colori ed i profumi a lui tanto cari. In suo onore nel 2015 è stato istituito un Parco Letterario che ha lo scopo di preservare il legame tra Monterosso e Montale.
Un’iniziativa nata dalla sinergia tra Parco delle Cinque Terre, società Dante Alighieri e Comune di Monterosso e portata avanti con passione da Cristina Currarini e Carlo Torricelli. Camminando nei viottoli immersi nel verde e rievocando le sue parole sembra di trovarsi ancora lì, al tempo in cui il poeta espresse le sue emozioni tra “cocci aguzzi di bottiglia” ed un “rovente muro d’orto”. Bellissimo partecipare ad una passeggiata letteraria per trovare le sue tracce sparse qua e là, tra il paese ed i sentieri, rincorrendo le sue stesse sensazioni.
I limoni di Monterosso
Ai limoni di Monterosso Montale dedica un’intera poesia. Non una pianta a caso dunque ma un vero e proprio emblema del posto. La loro produzione si fece intensa a partire dal 1600, una volta accantonata quella del gelso impiegato per la realizzazione della seta. L’ottima resa di questa coltivazione favorì l’esportazione dei limoni che divenne presto una voce importante dell’economia locale. Erano le donne con i loro grandi cesti a portare il profumo di limoni in giro per tutta la Liguria ed il nord Italia.
Con l’avvento della ferrovia i limoni di Monterosso approdarono poi in tutta Europa. Il clima mite, la presenza di acqua nel sottosuolo ed i muri di cinta degli orti rendono le coltivazioni di questo agrume monterossino speciale. Dal sapore intenso ma non acre è protagonista di una festa ad esso interamente dedicata. Si chiama “sagra del limone” e rappresenta una vera e propria celebrazione di questo frutto dal colore giallo intenso.
Da non perdere durante una viaggio a Monterosso una visita ad un antico limoneto per immergersi in un contesto unico per aromi e tradizione. Quello della Signora Alma che mi ha accolto calorosamente è un davvero un piccolo Eden !!
I sentieri immersi nella natura delle Cinque Terre
Uno dei modi migliori per conoscere ed apprezzare le Cinque Terre è quello di immergersi nella sua rigogliosa natura. Tra scorci a picco sul mare e terrazzamenti, sono molteplici i sentieri che si diramano dall’abitato di Monterosso. Da Fegina, superata Villa Montale, si può imboccare il sentiero n.10 che porta ai resti della chiesa di Sant’Antonio del Mesco e poi a Levanto.
Dal lungomare di Fegina il pittoresco sentiero delle agavi conduce al Convento dei Cappuccini ed al Castello. Da qui, il sentiero dei bastioni porta nel cuore del paese vecchio. Ancora da Via Fegina è possibile raggiungere il borgo antico tramite una galleria oppure mediante un grazioso camminamento che sfiora la torre aurora ed offre suggestivi affaci sul mare. Dal paese vecchio si raggiunge il santuario mariano di Soviore con il sentiero n°9 e con il sentiero azzurro si arriva a Vernazza.
Da quest’anno poi, svoltando a destra prima di imboccare la salita del sentiero azzurro, si può fare una piacevole deviazione. E’ stato aperto di recente un percorso nel verde davvero interessante. Tra salite e discese, dopo aver guadato un piccolo rigagnolo, si giunge a Punta Corone. E’ un punto panoramico d’eccezione che regala uno sguardo d’insieme su tutta Monterosso. Questa location è anche utilizzata dalla Pro Loco per organizzare eventi molto interessanti.
La statua del Gigante
Al pari di tante altre località sparse in tutto il mondo anche Monterosso ha la sua icona. Si tratta della statua del Gigante posta alla fine della spiaggia di Fegina, all’apice di un promontorio. La riproduzione del dio del mare, in cemento armato e ferro, è stata realizzata da Arrigo Minerbi e dall’ingegnere Levancher. Si trova all’interno di una vasta proprietà inizialmente acquistata da una famiglia di monterossini arricchitisi con affari commerciali in Argentina. La sfarzosa e stravagante Villa Pastine includeva questa statua di Nettuno alta ben 14 metri. Non aveva in origine un solo fine decorativo ma sorreggeva una pista da ballo ospitata all’interno di una conchiglia.
Purrtoppo i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale rovinarono buona parte del progetto, poi ulteriormente danneggiato da una mareggiata.
Attualmente la statua è messa in sicurezza da una serie di impalcature che impediscono di ammirarla in tutta la sua grandezza. Speriamo che quanto prima venga restaurata e ridata alla colletività oltre che all’obiettivo dei turisti.
Dieci cose di Monterosso: le acciughe
La cucina di Monterosso è fatta di ingredienti poveri e semplici. Pasta, focaccia, molte verdure, poca carne, tante erbe spontanee sono protagoniste di piatti della tradizione arrivati fino ai giorni nostri. Di recente, con l’avvento del turismo, anche il pesce ha iniziato ad occupare un posto di tutto rispetto nell’offerta gastronomica. Su tutti le acciughe rappresentano una perfetta sintesi tra passato e presente.
Questo pesce povero è ricco di sostanze nutritive. Ha il vantaggio di poter essere consumato sia fresco che conservato e quindi si può apprezzare-e servire- in tutto l’arco dell’anno. Dalla grande pesca estiva i locali erano soliti un tempo, ed anche oggi, preparare grandi recipienti in vetro in cui riporre le acciughe sotto sale. Queste “arbanelle” sono scrigni preziosi in cui il pesce riposa per almeno tre mesi prima di poter essere consumato.
Ci sono poi le preparazioni fresche con acciughe al limone o sotto limone che prevedono l’impiego di un prodotto appena pescato. Al forno invece è possibile preparare il tortino di acciughe in cui si alternano tanti strati di pesce e patate.
Le acciughe di Monterosso non sono alici qualunque. Quelle che si pescano al largo di questo borgo hanno caratteristiche uniche. Le acque del tratto di mare antistante questa parte delle Cinque Terre hanno una particolare salinità a cui si unisce un’umidità ed una temperatura media eccezionalmente favorevoli. Questo permette alle acciughe che nascono e crescono in zona di essere più sode, avere un gusto unico ed una dolcezza incredibile. Provare per credere!!
Ottimi i piatti proposti da Gino, Chef del ristorante Al Pozzo di Via Roma 26.
Le spiagge di Monterosso
Monterosso è il quinto borgo delle Cinque Terre arrivando dalla Spezia. E’ quasi una terra di confine ed ha caratteristiche molto diverse dagli altri quattro. Per prima cosa infatti è molto più vasto ed inoltre poi ha un andamento più pianeggiante. Le irte scogliere delle altre frazioni lasciano il posto a spiagge più estese, molto gradite da chi ama vacanze di tipo balneare. Quest’anno la spiaggia del Portiglione è entrata a far parte del novero delle spiagge a disposizione di turisti e locali. Selvaggia e rivolta verso Punta Mesco è una piacevole scoperta. Si trova nella parte più a nord del borgo, oltre la statua del gigante.
Procedendo verso sud s’incontra poi la grande spiaggia di Fegina caratterizzata da ghiaia dai riflessi cangianti. Lidi liberi ed attrezzati si alternano fino ad arrivare ai confini con il paese vecchio. Lo scoglio del Malapasso chiude idealmente lo spazio di questa linea di costa e rappresenta un’icona di tutto il borgo. Non esiste foto o ritratto di Monterosso che non lo includa nel proprio scenario. Nel borgo antico l’ampia baia è divisa in due parti da un promontorio roccioso. Oltre, in direzione di Vernazza, si trovano alcune calette caratterizzate da piscine naturali. Si può accedere a questa zona via mare, in barca o con la canoa.
Ottimo in questo complicato 2020 il sistema di prenotazione delle postazioni in spiaggia messo in atto dalla Pro Loco.
Il convento dei Cappuccini
Dal sentiero delle agavi una piacevole passeggiata conduce al colle di San Cristoforo. E’ qui, nel punto più panoramico di Monterosso, che sorge il Convento dei Cappuccini. I frati arrivarono in zona per mettere fine ad una profonda discordia tra le due fazioni locali. Era il XVII secolo e da allora i Francescani Cappuccini illuminano con la loro presenza questo borgo delle Cinque Terre. Dopo la lunga ma piacevole salita, il primo segno tangibile della presenza di questo ordine religioso è data dalla statua di San Francesco eretta nel 1962. Fu realizzata dallo sculture monzese Silvio Monfrini in occasione del 340esimo anniversario dell’insediamento dei Cappuccino a Monterosso.
Poco dopo, sempre procedendo in salita, si varcano le soglie dei confini del convento e la Chiesa di San Francesco si staglia davanti al visitatore in tutta la sua sobria compostezza. La facciata a capanna, l’intonaco a strisce bianche e nere e l’ampio rosone sono i tratti distintivi degli esterni. Anche gli interni, semplicissimi, riflettono i concetti chiave degli ammonimenti di San Francesco. Prevale il legno, materiale povero che ricorda la caducità dell’umana esistenza. Tra le opere pittoriche che abbelliscono le pareti, una “Crocefissione” attribuita tradizionalmente a Van Dick ed un “San Girolamo penitente” di Luca Cambiaso meritano di essere osservati con attenzione.
Dalla chiesa un piccolo ingresso conduce al cuore del convento. Il coro dei frati con scanni semplici e sedili ribaltabili è il primo locale interno su cui val la pena di soffermarsi. Alle sue spalle il chiostro, tanto piccolo quanto curato. Tra alberi da frutto, palme e fiori spunta una fontana e volgendo lo sguardo in alto si nota il campanile annesso alla chiesa. Sui tre lati si sviluppano i locali adibiti alle necessità della vita comunitaria tra cui il refettorio. Dalle finestre di questo locale finalizzato alla consumazioni dei pasti inizia a scorgersi una visione sublime. Si tratta del fantastico panorama che spazia sul mare di Monterosso, le Cinque Terre e punta Mesco. Per ammirarlo al meglio basta varcare la soglia che conduce all’ampia terrazza. Fortissimo il desiderio che si prova dinnanzi a questa meraviglia di voler fermare le lancette dell’orologio.
Da qui si può notare molto bene, oltre all’azzurro del mare, anche il verde del curatissimo orto conventuale. Al piano superiore hanno sede le stanze dei monaci e degli ospiti e la piccola biblioteca. Sono tante le occasioni che si susseguono nell’arco dell’anno per entrare in contatto con questa realtà e respirare il profondo senso di pace che è capace di sprigionare.
Dieci cose di Monterosso: il paese vecchio e Fegina
Monterosso è un paese con due anime ben distinte. Le origini del borgo si perdono nella notte dei tempi e risalgono all’ anno mille. I primi segni di insediamento cittadino si trovano alle foci del torrente Buranco. Si tratta di un villaggio messo in piedi dai superstiti di Albareto, leggendario villaggio di mezza costa distrutto da Re Rotari.
Successivamente l’evoluzione del nucleo urbano porta a realizzare torri ed un castello a protezione delle incursioni saracene. Un documento ufficiale del 1056 cita Monterosso come possedimento degli Obertenghi, famiglia feudale di origine longobarda. La costruzione di imponenti fortificazioni rende sicuro l’abitato che a poco a poco si va espandendo all’ombra delle tre torri rotonde sulle alture a cui si uniscono Torre Aurora, a picco sul mare, ed una davanti alla chiesa di San Giovanni.
Stretti carrugi e case addossate le une alle altre rappresentano la fisionomia tipica del borgo ligure che trova massima espressione nel paese vecchio.
A questa anima antica, con l’avvento della ferrovia, se ne associa una seconda. Fegina è la rappresentazione di una Monterosso diversa nata assieme al concetto di villeggiatura. La struttura delle abitazioni testimonia questa nuova vocazione in un accostamento che non stride ma incuriosisce.
Le chiese di Monterosso
Anche se Monterosso è solo un borgo vanta numerose chiese, un santuario mariano ed un convento dei Cappuccini all’interno del suo comune. Nel paese vecchio è possibile ammirare la chiesa di San Giovanni Battista, l’oratorio Mortis ed Orationis e l’Oratorio di Santa Croce. A Fegina si trova poi Sant’Andrea.
Sulle alture val la pena di citare i resti dell’eremo della Maddalena e Sant’Antonio del Mesco.
San Giovanni Battista è la chiesa parrocchiale. Imponente ed ornata in stile gotico genovese attira l’attenzione dall’esterno per la sua facciata in due colori ed il grande rosone. L’alternanza del marmo bianco e del serpinto scuro è un tratto fortemente distintivo che fa subito “Liguria”. Impossibile dopo un primo sguardo non pensare al duomo di Genova. E’ detta anche “Ecclesia de mari” per la sua collocazione accanto alla porta delle mura cittadine chiamata proprio “de mari”. Si trovava qui infatti il collegamento tra il mare ed il castello.
All’interno val la pena di notare l’abside orientata ad est, a ricordo del cammino del fedele verso la luce, e la particolare forma ad imbuto. Da non perdere la fonte battesimale quadrangolare, il pavimento e le colonne bicrome e la rappresentazione pittorcia della Madonna del Rosario alla destra del presbiterio, opera della scuola pittorica di Luca Cambiaso.
Sulla stessa piazza si affaccia l’oratorio “Mortis et Orationis” appartenente alla confraternita dei Neri. Per prima cosa questo edificio sacro merita di essere menzionato per essere la testimoninaza dell’attività delle confraternite laiche sul territorio.L’appartenza è chiara fin dall’esterno dove la lunetta riporta l’epigrafe “Mortis et Orationis Confraternitas”. Nate sul suolo italiano intorno alla seconda metà sel secolo XIV, queste organizzazioni iniziano ad essere operative a Monterosso nel XVI secolo. Si tratta di associazioni spontanee che supportavano l’attività religiosa in vario modo. Sono vive ed attive ancora oggi. I “Neri”, detti così per l’uso del cappuccio scuro, erano specializzati nell’assistenza ai funerali, alle vedove ed agli orfani.
L’interno dell’oratorio è un continuo richiamo al “memento mori”. Rappresentazioni di teschi si ritrovano tanto negli stucchi quando nelle panche in legno.Molto particolare la statua di Gesù collocata al centro dell’altare realizzata completamente in carta pesta.
L’oratorio è anche conosciuto con il nome di Santa Maria di Porto Salvo in onore della Madonna di Porto Salvo di Lampedusa, protettrice dei naviganti, a cui è dedicato un dipinto.
Alla confraternita dei bianchi appartiene l’Oratorio di Santa Croce, collocato in posizione più defilata alle spalle di Via Roma. Dal colore della veste dei confratelli deriva il nome di questo luogo sacro, sorto in prossimità di un antico ospedale. Scopo primario di questa associazione era infatti prendersi cura degli ammalati. Rimasto chiuso per molto tempo è oggi tornato al suo antico splendore grazie ai suoi solerti sostenitori. Bellissimo e di gran pregio l’organo Agati presente all’interno e la cantoria lignea con parapetto dipinto.
A Fegina si trova infine Sant’Andrea, nota anche con il nome di Santa Maria Nascente. Fu costruita a fine Seicento come oratorio privato del Cardinale Saporiti, la cui villa di famiglia sorgeva accanto. Dopo svariate vicissitudini venne donata alla Parrocchia di Monterosso dalla famiglia De Andreis, imparentata con Eugenio Montale. A loro ricordo le due statue collocate all’esterno: quella di Sant’Andrea (patrono della famiglia De Andreis) e quella di Sant’Antonio (patrono dei Montale). Appartengono all’artista genovese Emanuele Luzzati e sono realizzate in ceramica.
Dieci cose di Monterosso: la gita in battello
Monterosso si può raggiungere in tre modi: con il treno, con l’auto ed in battello. Con il treno da La Spezia o da Levanto si arriva con facilità in questo borgo. Con la Cinque Terre Card è possibile associare la visita a tutti e cinque i borghi del Parco Nazionale delle Cinque Terre per mezzo di tariffe molto agevolate. Questa carta dei servizi, che permette attraverso gli introiti di manutenere il territorio, è presente in diverse tipologie che variano in base alla durata ed all’offerta. E’ acquistabile on-line o nelle rivendite autorizzate delle stazioni.
Con l’auto è possibile arrivare fino al cuore del borgo ma in alta stagione i parcheggi finiscono in fretta. Le aree sosta a pagamento sono due: Fegina e Loreto rispettivamente con 300 e 100 posti auto.
Ma il modo più comodo e pittoresco per approdare a Monterosso è sicuramente via mare. Che questo borgo sia punto di arrivo o di partenza non fa differenza. La bellezza della costa ligure in questo tratto merita di essere osservata con calma e da una prospettiva privilegiata. Sia che si tratti di una gita fugace sia che faccia parte di una vacanza più articolata, la gita con il traghetto non può mancare durante una visita a Monterosso.
Tutti gli spostamenti in battello sono gestiti dalla Navigazione Golfo dei Poeti che offre diverse soluzioni anche per unire alla scoperta delle Cinque Terre quella di Portovenere o La Spezia.
Dieci cose non sono sufficienti per conoscere in maniera approfondita Monterosso ma possono essere un buon inizio per familiarizzare con questa quinta terra ed il fantastico contesto in cui è inserita.
(Testi e foto di Serena Borghesi- Si ringrazia la Pro Loco di Monterosso, Cristina Currarini e tutti gli operatori per la disponibilità- riproduzione riservata www.viaggi-nel-tempo.com)