Il premio Exodus dedicato all’interculturalità ha sede ogni anno alla Spezia, a ricordo di una nave che nel lontano 1947 partì proprio da questo golfo carica di profughi sopravvissuti allo sterminio ebreo dei campi di concentramento, pronta a compiere una vera e propria impresa nell’ambito della storia dell’emigrazione di questo popolo. Nella cerimonia di quest’anno, svoltasi solo pochi giorni fa, il premio è stato conferito a Liliana Segre, testimone dell’olocausto, nominata da alcuni mesi da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella senatrice a vita in concomitanza dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali italiane.
La storia della Spezia è strettamente intrecciata con quella degli ebrei che alla fine della seconda guerra mondiale si riversarono qui per guardare al mare come via di scampo e speranza per raggiungere la propria salvezza. Una storia accaduta tanto tempo fa, di cui non si sa mai abbastanza ma che fa venire i brividi ancora oggi solo a pensarci. Forse perchè in un modo o nell’altro i fatti tendono a ripetersi, seppur con forme e modalità differenti. Sono diversi i punti di partenza geografici ma la ricerca di un futuro migliore è il fine ultimo, ora come allora. Nell’immediato dopoguerra il problema dell’immigrazione doveva essere controllato e monitorato per fare in modo che l’afflusso in Palestina degli ebrei rimasti in vita nei campi di sterminio nazista fosse misurato, ma ben presto la questione divenne un caso internazionale. La città ligure, distrutta dalla guerra, fu un punto nevralgico in questa situazione poichè da qui partirono numerose imbarcazioni dirette in Terra Santa tra cui appunto la nave “Exodus” che non portò mai a termine la sua missione.
Il premio Exodus vuole essere quindi un ricordo di questo desiderio di giustizia, dell’importanza della pace e del dialogo tra i popoli. Il premio dell’edizione 2018 è stato conferito a Liliana Segre, prigioniera nei campi di Auschwitz-Birkenau e testimone oculare dell’olocausto. Con emozione riporto il racconto della mia amica Sara che ha partecipato all’incontro svoltosi alla Sala Dante della Spezia, lo scorso 11 maggio. “Liliana. Una testa bianca, bianca nei suoi ottantotto anni. In realtà si sentiva molto più vecchia di oggi a quindici anni quando tornò a Milano dopo essere sopravvissuta, quando tutto intorno le sembrava sbagliato e si sentiva disadattata e quasi pentita di non essersi lasciata andare. Era impossibile per lei comunicare, le ci sarebbe voluto uno psicologo tutti i giorni. Ha iniziato il suo discorso con una domanda legata a come la gente del tempo fosse riuscita a reggere il male.
La risposta che Liliana Segre ha dato è una sola: l’indifferenza e la scelta del silenzio ma, nonostante tutto, nelle sue parole si percepisce l’attaccamento alla vita ed all’amore. Quello stesso amore che incontrò a diciotto anni permettendole di tornare ad essere una persona “normale”, una mamma ed una nonna, forte, passo dopo passo, che si è trovata ad essere viva senza bisogno di appoggiarsi agli altri.” Sara ha partecipato a questa cerimonia in compagnia del figlio Luca, di undici anni, per condividere con lui questo momento di grande insegnamento basato su una lezione di assoluto amore, priva di odio e di rivendicazioni ma di un’umanità ed una semplicità disarmanti.
La Senatrice a vita Liliana Segre è stata insignita del premio Exodus per il suo impegno nella testimonianza della Shoah e nella difesa della memoria storica come antidoto alla violenza ed all’indifferenza. Nessun libro di storia sarà mai in grado di raccontare quello che davvero fu questo tragico capitolo della nostra storia.
(Testi di Serena Borghesi-Si ringrazia Sara Bedodi per il racconto ed Enrico Amici per il materiale fotografico-riproduzione riservata www.viaggi-nel-tempo.com)
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